MAURIZIO
CORRADI CERVI
Parma,
15 maggio 1904 - 13 agosto 1982
Nacque
da una nobile e distinta famiglia. Laureatosi in legge, più per
volontà della famiglia che per scelta personale, conseguì
successivamente la laurea in lettere presso l’Università di Bologna,
discutendo una tesi in Topografia dell’Italia antica su Modena romana.
Dopo un breve periodo trascorso come insegnante di lettere nelle scuole
medie superiori, divenne Direttore della Biblioteca e dell’Archivio
Comunale di Parma. In questa veste si dedicò al potenziamento della
Biblioteca, arricchendola di tutte le pubblicazioni che riguardavano in
modo specifico Parma e il suo territorio. Particolare cura e amore pose
nel ricercare documenti di ogni tipo (opere a stampa, manifesti)
riguardanti il Teatro Regio, raccolta che sfociò poi in diverse
pubblicazioni. La passione e l’interesse per l’archeologia lo
portarono a collaborare fattivamente con la Direzione del Museo
Archeologico Nazionale di Parma, tanto da essere nominato Ispettore
onorario alle antichità, carica che tenne fino al 1968.
Come studioso, i suoi interessi spaziarono dalla letteratura (basterà
ricordare i volumi di poesie, le commedie, le sue memorie, opera quest’ultima
a cui tenne in modo particolare, ma rimasta inedita), alla storia dell’arte,
alla musica (sua grande passione), alla storia, all’archeologia e alla
topografia antica. Soprattutto queste ultime costituirono i settori a
cui il Corradi Cervi dedicò il suo impegno maggiore di studioso.
Allievo di maestri come Pericle Ducati e Arturo Solari, per i quali
nutrì sempre una profonda ammirazione e venerazione, si occupò di
numerosi aspetti archeologici e topografici dell’Emilia occidentale,
non tralasciando però tutti i problemi principali della storia della
regione Emilia Romagna. Fondatore, con Giorgio Monaco e altri studiosi,
del Comitato di Studi Preistorici dell’Emilia Occidentale, che ebbe
breve ma intensa vita, pubblicò i risultati di scavi condotti nella
zona di Casaltone di Sorbolo.
Come Ispettore onorario seguì i lavori della rete fognaria di Parma e
di ricostruzione post-bellica, pubblicando puntualmente le strutture che
venivano via via alla luce, contribuendo così in misura determinante
alla conservazione e trasmissione di quei dati senza i quali non sarebbe
stato possibile ricostruire l’aspetto urbano di Parma romana. Fu
grazie a questa sua attenta e appassionata opera, condotta spesso con
mezzi inadeguati alle tante urgenze del momento, se si poté seguire l’evolversi
di Parma dalla sua fondazione nel II secolo a.C., alla sua massima
espansione nel I secolo d.C. e al suo restringersi all’interno di una
cinta più ridotta nella tarda antichità. Il settore però che il
Corradi Cervi predilesse fu quello topografico, in cui mise a frutto
quel patrimonio di conoscenze e, soprattutto, quella rigorosa
impostazione metodologica che gli veniva dall’insegnamento del Solari.
Esperto grecista e latinista, profondo conoscitore dei territori che
veniva via via investigando, il Corradi Cervi lasciò opere fondamentali
e dalle quali non si può prescindere, come quelle sulla via Aemilia
(1938), quella sui municipia ignoti dell’VIII regione augustea,
pubblicata nello stesso anno, quella su Tannetum (1935), quella sull’evoluzione
di Piazza Grande di Parma (1962) e quella sull’iter di Magnenzio in
Italia nel 350 d.C. (1964). Se difficilmente la sua produzione andò al
di là di un orizzonte corografico emiliano, tuttavia egli appartenne a
quella categoria di studiosi solidamente formati su problemi generali i
cui interventi, condotti con metodo e novità di contributi in ambito
areale ristretto, costituirono un apporto insostituibile alla
ricostruzione delle vicende storiche generali.
Fu membro attivo della Deputazione di Storia Patria delle Province
Parmensi e di quella modenese e fu anche collaboratore della rivista
Aurea Parma sin dal 1931.
Compose musica, più per sé che per gli altri (bello il suo Intermezzo
per organo, pubblicato nel 1956) e alcune sue romanze per canto e
pianoforte si suonano con piacere (Magia, Porte chiuse). Scrisse poesie
in lingua, che chiamò Nugae, bagattelle. Stava anche per raccogliere in
volume le sue composizioni poetiche dialettali: intitolò il manoscritto
La sigàla in-t-al formént, per significare che l’insetto canoro era
ormai caduto dall’albero e gettava il suo ultimo canto. Forse non è
neppure in questi versi liricamente commossi, ma di trama un po’
fragile e scoperta, che il Corradi Cervi appare come autentico scrittore
in dialetto. Le sue cose migliori restano i tre robusti atti storici La
Féra ’d San Giuzèp e l’atto unico Al Generäl Mosètta (entrambi
pubblicati nel 1971).
Del Corradi Cervi sorprende la multiformità degli interessi e la
capacità di passare con mente e contributi sempre positivi ad argomenti
apparentemente assai lontani l’uno dall’altro. Così, accanto al suo
fondamentale studio sulla Topografia di Parma romana imperiale, si
trovano alcune precisazioni sulla biografia del Grapaldo, una importante
Cronologia del Teatro Regio, una Guida di Parma più volte ristampata,
che sostituì degnamente l’ormai inservibile guida del Pelicelli, e
addirittura una Guida dell’Appennino (in collaborazione con Giacomo
Pighini) che testimonia la lunga dimestichezza che il Corradi Cervi ebbe
con l’alta Val Cedra, in particolare con Valditacca.
Le sue pubblicazioni di carattere archeologico sono più di cinquanta. A
esse si devono aggiungere importanti studi sulla toponomastica e la
topografia medioevale della città di Parma (antichi ospedali, ponti
medioevali, nomi di luogo legati ad arti e mestieri), oltre a diverse
monografie sull’ubicazione delle genti liguri o su personaggi
contemporanei (Caterina Verugoli, Albino Umiltà, Glauco Lombardi).
FONTI E BIBL.: I. Dall’Aglio,
Corradi Cervi, in Archivio Storico per le Province Parmensi 1982, 31-34;
Aurea Parma 2 1982, 192; Al Pont ad Mez 2 1983, 95-96.
Marchese,
laureato in giurisprudenza e in lettere, buon archeologo, fu direttore
degli Archivi e della Biblioteca del Comune e per diversi anni fece
parte del consiglio di amministrazione del Conservatorio di musica di
Parma.
Abile pianista, fu anche compositore di quartetti con pianoforte e
musiche per organo. Assieme a Elio Anceschi scrisse il libretto in 3
atti e 5 quadri de L'orso, favola magica musicata da Luigi
Ferrari Trecate.
Scrisse la Cronologia del Teatro Regio di Parma dal 1928 al 1948 (Pr:
Battei, 1955) e il contributo La cronologia degli spettacoli dal 1688
al 1968 nel volume "I Teatri di Parma dal Farnese al
Regio" (Mi: Nuove Edizioni, 1969, pp. 277-300).
La sua biblioteca musicale è stata donata dai figli alla Biblioteca
dell'Annunziata di Parma.
BIBLIOGRAFIA: Gianni Capelli. Il
marchese archeologo, in G.Pr, 26 gen 2004.
da: Dizionario
della Musica e dei Musicisti del ducato di Parma e Piacenza
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